(Gli albori) Purtroppo è sempre stato difficile determinare con precisione in quale zona del mondo siano stati prodotti prima, soprattutto a causa della deperibilità dei materiali che ha impedito di ritrovare una sufficiente quantità di reperti. Alcuni ipotizzano che i primi arazzi siano frutto delle menti creative e delle abili mani di cinesi e giapponesi, portando come prova il ritrovamento di opere antecedenti l'anno Mille. Tuttavia sono stati trovati arazzi risalenti addirittura alle società dell'Antico Egitto, in epoca faraonica e successivamente copta, e della Grecia tardo ellenica. Anche nelle zone dell'America precolombiana sono stati rinvenuti arazzi, sebbene realizzati con disegni più semplici, risalenti al II, I secolo a.C.
(1100-1400) Per ammirare arazzi europei dobbiamo aspettare il Medioevo e recarci in Germania, nonostante sia stata la città francese Arras a dare il nome a questa tecnica, dove nel XII secolo i conventi adottano l’arazzo come ornamento nelle loro chiese . Intorno al XIV secolo la piccola cittadina di Arras si distingue nuovamente, e questa volta in modo più incisivo, per la produzione di arazzi raffinati ed eleganti, con il fiorire di numerose industrie nate da artigiani professionisti che pian piano, grazie alla passione ed al talento, fanno avvicinare l'arazzo artigianale all'arte. Proprio nel 1400 infatti, alla fine dell'era medievale, ci si rende conto di quanto la tecnica artigianale di produzione di questi manufatti si sposi bene con l'arte e quanto, grazie a questo connubio, possa assurgere di pregio. Ora i disegni degli arazzi vengono realizzati basandosi, come abbiamo detto all'inizio, sui cartoni o modelli creati da grandi pittori. Naturalmente si scatena una gara fra le varie botteghe artigiane per accaparrarsi i disegni degli artisti più in auge del momento. Dopo aver dato il primo impulso a questa nuova forma d'arte, Arras cede il suo primato nella realizzazione di arazzi pregiati ad altre città francesi: prima a Tournai e poi a Bruxelles, che detiene il primato fino al termine del XVI secolo quando viene surclassata dalla capitale, Parigi. Caratteristiche di questo periodo sono le tessiture dette “millefleurs” eseguite con motivi floreali stilizzati su fondo blu o rosa, ed i tutt'oggi molto preziosi “tapis d’or” eseguiti appunto con fili d’oro intrecciati nella trama del disegno.
(Rinascimento) Sempre più apprezzata dalle corti e dalle grandi - e ricche - famiglie nobiliari, che spesso facevano riprodurre sui propri arazzi lo stemma del casato, l'arte dell'arazzo giunge nel territorio delle Fiandre arrivando, durante il Rinascimento, al suo massimo splendore. Gli arazzieri fiamminghi diventano, nel XV secolo, strappano il primato alla Francia non solo per la qualità dei manufatti, tessuti con fili più sottili, pure d’oro e d’argento, ma anche perché per l’esecuzione dei cartoni si ispirarono a dipinti celebri (spesso ai capolavori dell’arte rinascimentale italiana, grandiosa e monumentale, ai soggetti mitologici, agli episodi del Vangelo ) e cominciarono a ricorrere a veri e propri pittori. L'arazzo è ormai considerato paramento decorativo paragonabile alla pittura. Solo in questo periodo iniziano ad essere realizzati anche arazzi italiani e, mentre i primi tentativi falliscono, si riconoscono opere di grande importanza quelle appartenenti alla serie i “Mesi” eseguiti da Gian Giacomo Trivulzio da cartoni del Bramantino.
Uno degli arazzi costituenti la serie "I mesi" di Trivulzio |
(1500) "L'ossessione tapisserie" attaccherà anche Re e Duchi portando tutte le grandi casate reali ad istituire proprie "arazzerie reale" cercando di assicurarsi i maggiori pittori del momento nonché gli atelier più prestigiosi dove farli realizzare: Francesco I, Ercole II d'Este, Cosimo I sono solo alcuni di quelli che contrassero il "virus". Agli inizi del Cinquecento gli autori fiamminghi, in particolar modo, introducono un nuovo metodo di concezione dell’opera che viene considerato precursore del surrealismo. Si tratta degli arazzi detti “foglie di cavolo” o “verdure a grandi foglie” ricchi di fauna stilizzata e vegetazione lussureggiante. Tale invenzione si attribuisce soprattutto al genio di Jérome Bosch.
Arazzo del ciclo "Giardino di Delizie" di Jérome Bosch |
(1600) In seguito a persecuzioni religiose e politiche molti arazzieri olandesi fuggono dalla loro terra e si rifugiano in vari stati europei, favorendo così la diffusione della tecnica.Giungono fino in Svezia e Norvegia dove però non riescono ad affermare il loro stile, ma anche in Spagna dove verso la fine del Cinquecento fiorisce l’importante e prestigiosa produzione di Pietro Gutierrez. Bruxelles mantiene il suo primato anche nel Seicento, grazie all’apporto barocco di Rubens, maestro del colore e del movimento, il quale progetta cartoni con soggetti prevalentemente storici.
Arazzo con l'Apoteosi dell'Eucarestia, disegno di Rubens |
Anche l’Inghilterra partecipò a questo sontuoso sviluppo e crea la "manifattura di Mortlake", diretta da Stephan Crane.
Arazzo Gobelins "L'elefante" dal ciclo "Le Nuove Indie" - Quirinale |
Manifattura Mortlake "La battaglia di Solebay" |
Francois Boucher, Nettuno e Animone, scene degli Amori degli dei, Beauvais, 1757 |
Cartone di Francisco Goya |
Anche con l’avvento del periodo napoleonico e poi della Restaurazione l’arazzeria rimase spenta in termini di entusiasmo, frenetica ricerca di miglioramento artistico, notevole impiego di risorse, mecenatismo e quant'altro, riducendosi alla riproduzione di dipinti storici e ritratti. Questo almeno fino alla fine del secolo quando si ebbe una ripresa della lavorazione artigianale grazie all'inglese William Morris ed il suo movimento Arts and Crafts (movimento artistico di protesta contro la produzione di massa) si specializzò nella tessitura di arazzi ispirati al Medioevo, molti basati su suoi stessi disegni, oltre che di altri artisti.
(1900) Nella prima metà del Novecento si assiste ad un notevole risveglio della tecnica dell'arazzo e ad un ritorno alla produzione manuale artigianale in quasi tutta Europa, grazie all'impegno in quest'ambito di grandi maestri quali Picasso, Braque, Mirò, Lurcat, Guttuso.
Spero che questo affaccio storico sulla tecnica dell'arazzo, che devo dire amo molto, sia stata interessante e facile da seguire. Avete mai visto degli arazzi dal vivo? Dove? Raccontateci le vostre impressioni...
Con affetto,
Irene
Ciao Irene
RispondiEliminami piace molto la storia raccontata dagli Arazzi. Ho potuto lavorare su alcuni preziosi esemplari custoditi a Palazzo del Principe a Genova. Raccontano la storia di Alessandro Magno e sono impreziositi da un parterre floreale denso di particolari. Facevo riconoscere ai bambini le varie piante per riprodurle ad acquarello. Spesso gli arazzi erano ambito trofeo di guerra e per mettere daccordo i diversi pretendenti venivano anche divisi.
Addirittura si narra che la famiglia Doria Panphili avendone davvero tanti, li usava nei viaggi in carrozza per coprire i bagagli!!
buona estate
simonetta
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Complimenti per questo articolo interessantissimo.
RispondiEliminaCimentarsi nella tecnica dell'arazzo è per l'artista piuttosto difficoltoso, in quanto i soggetti devono essere rappresentati nel cartone preparatorio in modo speculare, rendendo complicata la resa del chiaro scuro e del rapporto luci-ombre.
Avete visto i cartoni per gli arazzi vaticani di Raffaello, conservati al Victoria & Albert Museum?